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Non Autosufficienza: aumentare le risorse per rispondere adeguatamente ai bisogni delle persone

“Finalmente anche il nostro paese, dopo 20 anni di battaglie sindacali si sta dotando di una Legge per la non autosufficienza per le persone anziane.

Il Disegno di Legge Delega approvato dal Governo ed in discussione in Parlamento è una buona base di partenza anche se sconta il fatto di essere una legge ad invarianza di risorse e questo rischia di limitare il campo di applicazione”.


Ad affermarlo Domenico Proietti, Segretario Confederale Uil e Carmelo Barbagallo, Segretario Generale Uil Pensionati nel corso dell’Audizione sul Disegno di legge Delega in materia di politiche in favore delle persone anziane tenutasi oggi, 8 febbraio, presso la Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro Pubblico e Privato, Previdenza sociale del Senato.

“La Legge sulla Non Autosufficienza, deve partire dal principio di uguaglianza del diritto alle cure e all’assistenza e deve mantenere un carattere pubblico, universale ed uniforme, finanziata adeguatamente dalla fiscalità generale.


Occorrono risorse aggiuntive a quelle già stanziate, comprese le risorse del PNRR. In Europa per l’assistenza a lungo termine si stanziano risorse pari all’1,7% del PIL dell’UE, mentre nel nostro Paese tra fondi per la non autosufficienza, indennità di accompagnamento e fondi per le disabilità spendiamo soltanto lo 0,9% del PIL. Anche per questo, consideriamo un grande errore non avere fatto ricorso al MES sanitario. Infatti, la mancanza di risorse aggiuntive per gli interventi riguardanti i LEP ed i LEA rappresenta una seria criticità sull’applicabilità di questa riforma.


E si corre il rischio concreto di acuire ancor di più i divari territoriali con il disegno di legge del Governo sull’autonomia differenziata, che prevede il passaggio dalla spesa storica ai costi standard ed il finanziamento del LEP a legislazione finanziaria invariata.


Per noi il DDL Anziani deve essere un’occasione per la riorganizzazione dei servizi sociosanitari di prossimità e comunità senza correre il rischio di una nuova frammentazione tra i diversi attori che erogano servizi della presa in carico, di cura e assistenza. È necessario per potenziare gli organici della sanità e dei servizi sociosanitari e riportare al centro la persona con i propri bisogni e le specifiche necessità”.


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