Lettera aperta di Uil Pensionati del Veneto
Da alcuni mesi il mondo sta vivendo una drammatica situazione causata dall’arrivo di un virus sconosciuto, con una carica virulenta di enorme gravità.
Da dove arriva, con chi è arrivato, quale è il veicolo di trasmissione. Tutte domande alle quali sicuramente gli scienziati arriveranno a darci una risposta, ma ancor di più, speriamo vivamente, riusciranno a organizzare una cura efficace e studiare un vaccino che ci protegga con la prevenzione immunitaria per far cessare i decessi che continuano a funestare in tutto il mondo la nostra vita quotidiana. Abbiamo imparato che anche dalle esperienze più negative, si possono ricavare conoscenze che ci permettono di prepararci al meglio nell’eventuale ripetersi di nuovi focolai o altre patologie sconosciute. Il primo aspetto, abbiamo imparato che in Italia non esiste un protocollo di prevenzione e intervento rapido per fronteggiare epidemie e /o pandemie. Di fronte ad un nemico invisibile come il covid19, le reazioni e le prime risposte sono state a macchia di leopardo, nel senso che ogni regione ha reagito come meglio ha ritenuto.
L’Italia rappresenta sicuramente una eccellenza nella protezione civile per interventi legati a catastrofi naturali come terremoti o alluvioni, ma su questi bisogni è la sanità pubblica che dovrà dare le risposte future. Chi ha avuto la prontezza di isolare alcune zone al manifestarsi del virus, le cosiddette zone rosse, creando quindi il distanziamento sociale per contenere il contagio, ha ottenuto risultati maggiori, tradotto; meno contagi, meno decessi. Da evidenziare il “modello” Vò, dove è stata applicata una ricerca scientifica attraverso i tamponi sulla popolazione del paese, scoprendo che contagiati e asintomatici sono ugualmente portatori e trasmettitori sani del virus. Il secondo aspetto riguarda le scelte su che modello sanitario le Regioni negli ultimi anni hanno deciso di investire. Le Regioni che hanno scelto di concentrare quasi tutti gli investimenti negli ospedali, trascurando quindi il territorio, hanno pagato o stanno pagando un tributo di vite umane insopportabile.
Noi come UILP Veneto, riteniamo fondamentale che gli investimenti in termini di prevenzione, assistenza e cura impiegati nel territorio, per potenziare i Servizi pubblici, siano le carte vincenti per una sanità appropriata e al passo dei tempi e pensiamo che i bisogni di salute dei cittadini, escluse le fasi acute che vengono trattate nelle strutture ospedaliere, tutto il resto vada realizzato attraverso una rete di presa in carico universale pubblica di servizi da erogarsi sul territorio e a domicilio.
Esprimiamo profonda gratitudine agli operatori e operatrici del sistema sanitario, medici, infermieri, OOSS e tutto il personale amministrativo e sussidiario che ogni giorno si sono duramente impegnati negli ospedali, nei presidi socio-sanitari e nel territorio per offrire cura e assistenza nonostante le difficoltà, la penuria di servizi e di personale, di mezzi di protezione e di strumenti diagnostici.
Alla Regione Veneto Chiediamo pertanto un chiaro impegno per realizzare quanto prima:
piani strutturati per la prevenzione del contagio da coronavirus e altre eventuali epidemie e il ritorno alla normalità per tutti i bisogni di assistenza e cura alla luce delle nuove esigenze di salute pubblica.
Si tratta di strutturare un Piano idoneo, appropriato e condiviso da Sindacati e parti sociali di assistenza territoriale attraverso il potenziamento della rete assistenziale per garantire:
continuità assistenziale, domiciliarità e l’ integrazione fra le varie figure che si occupano della presa in carico per bisogni di salute per una sorveglianza socio sanitaria veramente attiva;
una rinnovata e maggiore collaborazione con i MMG per realizzare appieno le medicine di gruppo che devono ritornare ad essere integrate;
l’ istituzione dell’ infermiere di quartiere per l’ assistenza domiciliare per attivare nuove prestazioni erogabili a domicilio come per esempio eventuali prelievi del sangue;
partenza a pieno della telemedicina per svolgere funzioni di raccordo con tutti i servizi e con il sistema di emergenza e permettere l’ esecuzione di alcuni esami e screening presso gli ambulatori o presso il domicilio dell’utente così da evitare l’afflusso eccessivo -soprattutto della popolazione anziana- verso le strutture ospedaliere;
continuare nella realizzazione del potenziamento e rafforzamento del Fascicolo sanitario elettronico (Fse), finalizzato alla raccolta dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio- sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l’assistito; telemedicina e potenziamento del fascicolo sanitario elettronico sono basilari per il potenziamento delle reti cliniche;
il consolidamento della rete dei presidi ospedalieri pubblici secondo il modello Hub e Spoke rivedendo gli standard dei posti letto per recuperare parte dei 3600 posti letto soppressi negli ultimi anni dalla Regione Veneto in maniera da aumentare i letti delle strutture intermedie -con particolare attenzione ai letti di comunità- e i letti legati alle acuzie e alle emergenze urgenze
l’ abbattimento delle liste di attesa attraverso l’ assunzione di medici specialisti
l’ adeguamento delle assunzioni del personale infermieristico in coerenza con gli standard europei -secondo i dati Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea- nell’ ultima rilevazione del 2016, l’Italia aveva 557 infermieri ogni 100.000 abitanti e negli anni successivi sono diminuiti- Una media accettabile vorrebbe 1000 infermieri ogni 100.000 abitanti.
Alla base di un potenziamento della rete di assistenza territoriale, ci deve essere un modello organizzativo che coinvolge MMG, Distretto e Comuni.
La UILP ritiene che una società civile, che deve sempre più fronteggiare i bisogni di una popolazione che invecchia debba programmare piani e interventi rivolti al futuro, realizzando nel presente le soluzioni necessarie.
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